Il report dell’UNHCR. I rifugiati stanno subendo intimidazioni e violenze in uno stato di terrore costante, senza poter accedere ad alcuna assistenza umanitaria
ROMA – Si stima che circa 24.000 rifugiati eritrei nei campi di Mai Aini e Adi Harush nella zona di Mai Tsebri nel Tigray. Succede nella più settentrionale delle dieci regioni dell’Etiopia, popolata da persone di etnia tigrina, teatro di una guerra che dal novembre del 2020 vede contrapposti gli schieramenti del Fronte Popolare di Liberazione del Tigray, il Governo Federale Etiope e truppe dell’esercito eritreo. L’UNHCR segnala, in un suo rapporto di questi ultimi giorni, che i rifugiati eritrei stanno subendo intimidazioni e violenze in uno stato di terrore costante, senza poter accedere ad alcuna assistenza umanitaria. La sorte di migliaia di persone, dunque, rappresenta un’ulteriore crisi umanitaria in atto, intrappolati come sono in due campi di rifugiati nella regione etiope del Tigray, mentre i combattimenti tra gruppi armati si intensificano all’interno e nei dintorni.
L’acqua sta finendo e il cibo scarseggia. “Negli ultimi giorni – si legge nella nota diffusa dall’Agenzia Onu per i rifugiati – abbiamo ricevuto segnalazioni inquietanti e credibili dal campo di Mai Aini, secondo le quali almeno un rifugiato è stato ucciso da gruppi armati che operano all’interno del campo. Quest’ultimo decesso si aggiunge all’uccisione di un altro rifugiato il 14 luglio”. L’UNHCR fa appello a tutte le parti in conflitto a rispettare i loro obblighi di diritto internazionale, compreso il rispetto del carattere civile dei campi di rifugiati, e il diritto dei rifugiati e di tutti i civili ad essere protetti dalle ostilità. “Il nostro staff – prosegue il documento dell’Agenzia – ha perso ogni accesso ai campi di rifugiati nelle ultime due settimane. I rifugiati intrappolati hanno urgente bisogno di assistenza salvavita. L’acqua potabile sta finendo, non sono disponibili servizi sanitari e la fame è una minaccia reale. L’ultima distribuzione di cibo ad entrambi i campi risale a fine giugno, quando sono state fornite razioni per un mese”.
Le persone fuggono anche dalla regione di Afar. Gli scontri armati recenti hanno anche costretto alla fuga migliaia di persone nella regione di Afar che confina a Est con il Tigray e dove sono ospitati altri 55.000 rifugiati eritrei. Ci sono segnalazioni di scontri armati vicino alle località in cui vivono. Nel frattempo, la principale strada di rifornimento umanitario tra Semera nell’Afar e Mekelle nel Tigray è completamente bloccata dal 18 luglio. Le forniture dell’UNHCR, come quelle di altre agenzie, sono bloccate a Semera. L’UNHCR sollecita tutte le parti in conflitto a garantire immediato accesso umanitario e sicurezza agli operatori umanitari che tentano di fornire assistenza salvavita.
Fonte: la Repubblica