Per chi scappa da guerra e violenze, l’arrivo in Italia non equivale all’approdo in un porto sicuro. Una volta giunti nel nostro paese, rifugiati e richiedenti asilo si scontrano con innumerevoli ostacoli, opacità di informazioni e procedure amministrative che variano da regione a regione. Tutto questo, di fatto, impedisce a chi ne avrebbe diritto, l’accesso ad un regime di protezione.
Per chi scappa da guerra e violenze, l’arrivo in Italia non equivale all’approdo in un porto sicuro. Una volta giunti nel nostro paese, rifugiati e richiedenti asilo si scontrano con innumerevoli ostacoli, opacità di informazioni e procedure amministrative che variano da regione a regione. Tutto questo, di fatto, impedisce a chi ne avrebbe diritto, l’accesso ad un regime di protezione.
di Alessia de Luca Tupputi
A lanciare l’allarme è il Centro Astalli, la sede italiana del Servizio dei gesuiti per i rifugiati, nel suo rapporto annuale presentato ieri a Roma alla presenza del Segretario generale della Conferenza episcopale italiana (Cei) monsignor Nunzio Galantino, di Emma Bonino (già ministro degli Esteri), di padre Camillo Ripamonti (presidente Centro Astalli) e della presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini.
“Il diritto d’asilo è stato negato, in passato anche dall’Italia” ha ricordato monsignor Galantino nel corso della presentazione. “Questo movimento di persone generato da noi, dalla nostra indifferenza, dalla mancata solidarietà, dallo sfruttamento, dalle guerre ‘giuste’ e dalle guerre dimenticate” ha messo alla prova il diritto d’asilo, “di fatto negato da respingimenti più o meno mascherati, talora condannati, di cui l’Italia è stata colpevole nel 2011 e di cui anche l’Europa rischia di rendersi colpevole”.
Secondo i dati contenuti nel rapporto, nel corso del 2016 sono sbarcate in Italia 181.436 persone, di cui 25.772 minori non accompagnati, mentre le richieste di protezione internazionale presentate nel nostro paese sono state 123.000.
A preoccupare in modo particolare è il fatto che “per la maggior parte dei rifugiati, e in particolare quelli più segnati dai traumi della fuga e del viaggio, per le madri sole e per i nuclei familiari numerosi, i percorsi verso l’autonomia diventano sempre più faticosi”.
Introduzione di codici fiscali provvisori che ostacolano l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale, minori possibilità di ottenere protezione internazionale, mancata esenzione dal ticket sanitario per gli inoccupati e difficoltà di iscrizione anagrafica delle persone senza fissa dimora, sono solo alcuni degli ‘scogli’ che secondo il Centro “finiscono per privare dei loro diritti chi, come i rifugiati, rischia maggiormente di restare ai margini”.
In questo contesto, appare sempre più urgente “una pianificazione organica e un investimento strategico per l’integrazione dei rifugiati – come ha sottolineato padre Ripamonti – che veda l’impegno non occasionale di tutte le istituzioni competenti”. Un auspicio condiviso dalla presidente Boldrini, per la quale “il problema dell’accoglienza non si risolve con la bacchetta magica, ma con politiche che puntino all’inclusione con le comunità locali”.
Il rapporto di quest’anno, circa 120 pagine in cui la sede taliana del Servizio dei gesuiti per i rifugiati racconta le sfide affrontate nel 2016, è corredato dalle foto scattate da Darrin Zammit Lupi alle frontiere del Sud Europa (Balcani e Grecia), introdotte dai testi di Emma Bonino e Alessandro Bergonzoni.
Fonte: http://www.nigrizia.it/notizia/diritto-dasilo-in-italia-e-una-corsa-a-ostacoli/notizie 17.04.2017