5.024.000 stranieri persone regolarmente soggiornanti in Italia di cui 2.500.000 di lavoratori e imprenditori, 1.800.000 famiglie, 814.000 studenti, 176.000 richiedenti asilo e rifugiati oggi accolti in strutture.
Roma – 5.024.000 stranieri persone regolarmente soggiornanti in Italia di cui 2.500.000 di lavoratori e imprenditori, 1.800.000 famiglie, 814.000 studenti, 176.000 richiedenti asilo e rifugiati oggi accolti in strutture. Questi alcuni dati forniti oggi pomeriggio da Mons. Gian Carlo Perego, Direttore generale della Fondazione Migrantes intervenuto al Senato all’incontro sul tema “A 20 anni dalla prima legge quadro sull’immigrazione. L’attualità di una riforma per governare l’immigrazione”, promosso dalla Fondazione Istituto Gramsci e dalla Fondazione Nilde Iotti a 20 anni dalla legge Turco-Napolitano, la 40/1998, una legge che “ha iniziato a pensare il Paese non nonostante questo popolo, ma con questo popolo”, ha detto Mons. Perego. “Come Migrantes salutammo la legge come uno strumento di tutela della dignità della persona immigrata nel nostro Paese, con un’attenzione particolare e unica alle vittime di tratta (art. 18), anche se notavamo – ha detto – alcune lacune o stralci: gli articoli sulla protezione umanitaria e il diritto d’asilo, il diritto di voto amministrativo, la riduzione da dieci a cinque anni per la richiesta della cittadinanza, l’espulsione per via amministrativa e non giurisdizionale, l’incognita dei centri di permanenza temporanea”. Mons. Perego lancia alcune proposte per una riforma del governo delle migrazioni. Tra queste una legislazione “con la capacità di regolare i due volti delle migrazioni oggi: le libere migrazioni e le migrazioni forzate, ampliando i titoli di soggiorni, con un’attenzione più ampia e non residuale alla protezione sociale e umanitaria di migranti per nuovi fenomeni sociali, come le migrazioni forzate per ragioni ambientali o per ragioni religiose, per tratta”; un ufficio migrazione e un servizio accoglienza migranti in ogni Comune o consorzi di piccoli Comuni ”strumenti di conoscenza, accompagnamento e prima accoglienza, diffusa e preparata sul territorio” come “primo passo di un buon governo delle migrazioni, che evita improvvisazione, superficialità, sfruttamento”. Perego è convinto che la gestione dell’immigrazione può essere realizzata “soltanto a partire dal nostro territorio, da un incontro fra domanda e offerta di lavoro, da un incontro che nasce da una legalità di presenza, che è il permesso di soggiorno per ricerca di lavoro, che già il Consiglio d’Europa ha consigliato in alcune direttive. Fare in modo che il nostro territorio, la nostra città, riesca sempre di più a costruire un discorso di accoglienza, di formazione e di tutela della legalità da subito, che è la vera garanzia sociale”. E poi la facilitazione per le conversioni dei permessi di soggiorno da richiedente asilo a lavoratore, da studente a lavoratore, il lavoro comune di Uffici della Questura e uffici di mediazione sociale per permettere, dal momento in cui una persona migrante riceva un titolo di soggiorno, “un accompagnamento a tutele sociali e sanitarie che costituiscano una sicurezza per tutti”; una legislazione che favorisca il ricongiungimento familiare, “in fedeltà al dettato costituzionale di tutela della famiglia e del matrimonio, per un percorso di genitorialità fondamentale, oltre che garanzia di sicurezza sociale” e al tempo stesso, una legge che favorisca “una nuova storia di tutela e di affido familiare per adolescenti minori non accompagnati, sempre più numerosi”. E poi forme di accesso alla cittadinanza che “amplino lo ius soli, ma soprattutto strumenti di esercizio della cittadinanza, riconosciute (come il servizio civile), ma ancora da riconoscere , come il diritto di voto amministrativo, già presente nel primo schema della legge Turco-Napolitano, all’art. 38, poi stralciato, per un dubbio di legittimità costituzionale”. “La vita, la storia, la cultura del mondo, soprattutto di molti Paesi poveri, che si incontra con la vita sempre più debole, la storia, la cultura del nostro Paese e dell’Europa devono trovare – ha concluso il direttore di Migrantes – una legge che aiuti un cammino intelligente di incontro, di scambio, di cittadinanza attiva. Solo così si eviterà che la ‘rabbia dei paesi poveri’ – come scriveva 50 anni fa nell’enciclica Populorum progressio Paolo VI – si scagli contro di noi e innesti nuovi conflitti sociali e politici, che possono indebolire la democrazia e un cammino culturale, economico e sociale rinnovato nel nostro Paese”. (Raffaele Iaria)
Fonte: Migrantes online