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Migranti. Unhcr: 3,7 milioni di bambini rifugiati non vanno a scuola

Oltre 3,7 milioni di bambini rifugiati in tutto il mondo nel corso dell’ultimo anno accademico non hanno avuto la possibilità di andare a scuola. Ma un bambino rifugiato che non va a scuola non rischia di perdere l’anno, ma la vita. È quanto emerge dal rapporto dell’UNHCR ‘Stepping Up: Refugee Education in Crisis’.

La condizione di rifugiato il più delle volte è a lungo termine: quasi 4 rifugiati su 5 vivono una condizione di esilio prolungata. Questo significa che i bambini rifugiati passeranno in esilio tutto il loro periodo scolare, ovvero dai 5 ai 18 anni. Per la sopravvivenza di un bambino rifugiato, la scuola è centrale al pari di una tenda dove ripararsi, del cibo o delle cure mediche. Con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza decisiva dell’istruzione per il futuro di milioni di bambini rifugiati e di garantire loro accesso ad un’istruzione di qualità, dal 26 gennaio al 16 febbraio 2020 l’UNHCR lancia la quarta edizione della campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi “Mettiamocelo in Testa”.

Secondo il rapporto dell’Unhcr, i tassi di povertà si ridurrebbero del 55% se tutti i bambini completassero la scuola secondaria; e il reddito aumenterebbe del 75% se si raggiungesse l’obiettivo di garantire a tutti i bambini di terminare la scuola secondaria. Con l’avanzare dell’età – spiega l’Unhcr sulla base dei dati raccolti – diventa più difficile superare gli ostacoli all’istruzione: solo il 63% dei bambini rifugiati frequenta la scuola elementare, rispetto al 91% su scala globale, mentre gli adolescenti iscritti alla scuola secondaria sono il 24%, a fronte dell’84% nel mondo.

“La comunità internazionale sta perdendo l’investimento più importante che ci sia: l’istruzione dei bambini e ragazzi rifugiati – dice la portavoce dell’Unhcr Carlotta Sami – Non possiamo e non dobbiamo permettere che questi bambini siano costretti a rinunciare all’istruzione, perché la scuola è la principale, e in molti casi l’unica, risorsa che ciascun bambino ha per sopravvivere, soprattutto in situazioni di emergenza”.

“La scuola – aggiunge la responsabile della raccolta fondi LauraIucci – è un luogo protetto dove i bambini ritrovano normalità e supporto psico-sociale. L’istruzione è il migliore antidoto a integralismi e oscurantismi. Adesso l’obiettivo è di permettere a 400 mila bambini di andare a scuola entro l’anno prossimo, ma abbiamo bisogno del vostro aiuto con una chiamata da rete fissa o un sms al numero solidale 45588″.

Le bambine e le ragazze sono ancora più svantaggiate, visto che spesso sono loro ad occuparsi della casa e dei fratelli più piccoli. Eppure, dice l’Unchr, se tutte le ragazze completassero la scuola primaria, i matrimoni precoci si ridurrebbero del 14%.Una percentuale che sale al 64% se portassero a termine la scuola secondaria. E se tutte le bambine completassero la scuola secondaria, si avrebbe il 59% in meno di gravidanze di ragazze con meno di 17 anni.

E ancora, se tutte le bambine completassero la scuola primaria, la mortalità materna si ridurrebbe del 70%.Se nei prossimi 10 anni, tutte le ragazze potessero completare la scuola secondaria superiore, nell’Africa sub Sahariana ci sarebbero circa 3 milioni di bambini morti in meno entro il 2050. Se tutte le mamme potessero terminare con successo la scuola secondaria, ci sarebbero circa 12 milioni di bambini in meno con disturbi della crescita.

I fondi raccolti con la campagna sosterranno il progetto”Educate a Child”, avviato dall’UNHCR nel 2012 in 12 paesi:Siria, Iran, Pakistan, Yemen, Etiopia, Malesia, Kenya, Uganda,Ruanda, Sud Sudan, Ciad, Sudan. Per sostenere la campagna la Serie A dedicherà la 22ma Giornata di Campionato in programma l’1 e 2 febbraio, con iniziative dedicate in tutti gli stadi italiani.

Rai News

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