Padre Jonas e un gruppo di giovani (Paola, Davide, Martina, Milena, Simone, Barbara, Valentina e Miriam) stanno facendo un viaggio attraverso i confini di terra della rotta balcanica, dalla frontiera tra Siria e Turchia fino all’Italia. Sono partiti il 6 settembre da Gaziantep in Turchia e concluderanno il loro itinerario il 25 settembre a Trieste. L’iniziativa, intitolata “Umanità InInterRotta” vuole essere “un grido di solidarietà nei confronti di quelle vite migranti sospese ai confini e spesso dimenticate dall’Unione europea”, “un racconto di piccole scintille di speranza portate da coloro che, quotidianamente, si impegnano al loro fianco” e “una denuncia di diritti calpestati, di attese infinite e di tacite violenze, da diffondere presso le organizzazioni internazionali, gli enti, le associazioni, le scuole e la società civile europea. Sulla pagina Facebook di Via Scalabrini 3 – il programma di animazione giovanile interculturale degli scalabriniani – il gruppo in cammino condivide foto, immagini, pensieri e aggiornamenti sull’itinerario. “Più di una settimana fa atterravamo a Gaziantep, grossa città a sud della Turchia, a poche decine di chilometri dal confine con la Siria – raccontano -. Lì un quarto della popolazione è composta da siriani: quasi 500.000 persone, un record in un Paese che è il primo al mondo per presenza di rifugiati. A Gaziantep abbiamo ascoltato storie e conosciuto persone, storie di guerra, bombe, abusi, fuga, speranze per il futuro, ottimismo e pessimismo. Quale futuro per i siriani lì a due passi dal confine di uno Stato diviso tra potenze, retto da un governo che perseguita i propri cittadini? Torneranno a casa quando finirà la guerra? La guerra finirà? O andranno in Europa o in America o in Australia?”. I giovani hanno incontrato anche decine di Organizzazioni non governative che forniscono aiuti umanitari ai rifugiati siriani. A Kirsehir, una cittadina nel centro dell’Anatolia, hanno incontrato due missionarie comboniane inviate per essere accanto alle famiglie siriane. A Izmir (Smirne) hanno parlato con i volontari di una Ong che lavora con i migranti nel quartiere Basmane. Questa è la zona in cui ci si accorda con i trafficanti per attraversare il mare e arrivare su un’isola greca. Rischiando la vita. “Abbiamo lasciato la terra turca anche noi sul mare – dicono -, ma su di un comodo traghetto turistico, con in mano i nostri passaporti che ci hanno portati in meno di un’ora sull’isola di Samos, in Europa”.