idi itaIl colpo di Stato è già stato annunciato. La democrazia, anche questa democrazia, sta perdendo. I recenti commenti di giornalisti, politici e associazioni come l'Anpi che non vogliono partecipare alla manifestazione del macerato, non trovano alcun argomento logico e ripropongono vecchi errori.

Il colpo di Stato è già stato annunciato. La democrazia, anche questa democrazia, sta perdendo. I recenti commenti di giornalisti, politici e associazioni come l'Anpi che non vogliono partecipare alla manifestazione del macerato, non trovano alcun argomento logico e ripropongono vecchi errori.

Anzi, in questo scandalo, il cinismo totale di un'intera popolazione, non solo della classe dirigente, che non riconosce quali siano i pericoli di una comunità che dovrebbe essere riconosciuta in termini di valori comuni. Ma l'errore di fondo è che questi valori, quelli costituzionali, non sono comunitari.

Una classe dirigente, che rappresenta la parte più lucida intellettualmente, dovrebbe indicare la strada e fare scelte di campo che portino avanti i valori umani e democratici, e non seguire i dettami diffusi dai commenti su Facebook. Come rappresentanti, si limitano a riprodurre gli errori e le oppressioni di un popolo afflitto da una sindrome dell'oblio spesso proverbiale ma che, soprattutto, non si tiene dentro, e quindi non si tiene dentro.

Studiando l'ascesa del fascismo, ci si può rendere conto di quello che è stato il discorso, forse frivolo e ambizioso, di un certo "antifascismo" che, nella sua cieca volontà di farla franca per un intero periodo, aveva cercato di trasmettere ed educare i giovani alla difesa dei valori repubblicani.

Ora ci troviamo in una situazione in cui i valori repubblicani, anche se non sono chiari, probabilmente a causa della struttura della costituzione, non sono condivisi e sono quindi condivisi solo da una parte della popolazione e da una parte molto piccola della classe dirigente.

Tenendo d'occhio la storia, e quindi rimanendo all'interno di ciò che siamo, ci sono due aspetti che tutti possono vedere, sfogliando le pagine di un qualsiasi manuale, quanto sia evidente che certi errori del passato sono stati riprodotti.

Innanzitutto, la classe dirigente del primo Novecento è stata in gran parte responsabile dell'ascesa del fascismo.

Giolitti e i liberali che lo seguirono, pensando di poter cavalcare l'onda e quindi le paure della sicurezza, avevano permesso a Mussolini e ai suoi colleghi di entrare nei Blocchi Nazionali, dando loro un peso e una presenza in Parlamento che fino ad allora non si erano potuti permettere.

35 dei 105 seggi del Blocco Nazionale alle elezioni del 1921 andarono ai fascisti (ai quali aderirono 2 candidati) e prepararono la base per la successiva "Marcia su Roma".

In quest'ultima occasione, il re si assunse un'enorme responsabilità, decidendo di non votare lo stato d'assedio e di affidare invece il governo a Mussolini. Re, i conservatori liberali e gran parte del vecchio regime post-unitario pensavano di poter essere liberati in successione e usati come arma al servizio di agrari e borghesi per porre fine ai bollenti spiriti di una manodopera, frustrata nei campus e nelle fabbriche, e bisognosa di riforme politiche e di coinvolgimento.

Ultimo esempio di incapacità politica: la "secessione dell'Aventino" dopo il delitto Matteotti, che dimostrò l'incapacità politica di questo tipo di risposta liberale alla violenza fascista.

In secondo luogo, c'era una divisione atavica dell'intero fronte, con correnti riformiste e radicali.

Questa tendenza, che può sembrare presente in tutta Europa, è in realtà cronica in Italia, ma non in Francia. Infatti, pochi anni dopo, con l'esperienza del Fronte Popolare, si dimostrò che era possibile introdurre un anello politico al fascismo. E anche quando Hitler non impose militarmente il regime di Vichy, i cui valori erano "Patria, famiglia e lavoro", gli antifascisti e le leggi naziste non ebbero la possibilità di imporsi politicamente grazie a una coalizione che riuniva comunisti, socialisti e repubblicani. La difesa della Repubblica e dei suoi valori era più importante della visione teorica che portava al marxismo e alla rivoluzione russa.

L'impressione è che oggi la storia debba essere ripetuta.

È inutile dire che l'Italia della seconda guerra mondiale non era una repubblica, ma una monarchia. Se al primo scrutinio del 1912 votò 7 % della popolazione, dopo la riforma di quell'anno si passò a circa 23% della popolazione. Mentre allora la mancanza di rappresentanza era imposta da un censimento e da un suffragio di massa, oggi è un espansionismo inverso e dilatorio a denunciare il deficit di rappresentanza.

Le condizioni erano chiaramente diverse, ma il comportamento di chi pensa di avere le reazioni più efficaci alle dinamiche autodistruttive sembra essere lo stesso. Sto parlando di reazioni per evitare di parlare di anticorpi e di cogliere il campo semantico di una certa storiografia che vede il fascismo come un "male morale".

Oggi mi rendo conto che gli ex presidenti del Consiglio fanno bene a dare il proprio nome alle cose, a dire che un atto è fascista, a descrivere un atto come terroristico, cosa che verrebbe certamente usata, se lo sparring partner fosse uno con la banda nera dell'Isis e il tricolore. Il fine, in entrambi i casi, sarebbe il rovesciamento dell'ordine democratico.

Quell'atto è stato sia un atto terroristico che un atto fascista. E non bisogna avere paura di dirlo. Ora deve essere detto, deve essere detto da tutti.

Così come non possiamo minimizzare l'escalation di violenza nel nostro Paese da parte di associazioni, partiti e movimenti di destra dicendo che il fascismo è morto e che il passato non è destinato a ripetersi.

Vanificando l'utilità del reato di apologia di fascismo e della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione, questo significa, o non avere colto il significato del fascismo, e di non aver imparato la lezione della storia, o di ripetere quell'approccio neutrale e quindi complicato ai movimenti che attaccano e si impongono sul pacifico ritiro dello Stato nel dibattito politico.

Non affermare il rischio fascista, riqualificare atti fascisti in atti da squilibrato, non smorzano il presunto scontro sociale, ma spalancano la porta alla riqualificazione futura di qualsiasi atto fascista in altro, dando così legittimità costituzionale e democratica ad ogni atto violento e fascista presente e futuro.

Noto anche che in una città in cui viviamo bene, i dissidenti di Forza Nuova hanno deciso di mettere una guardia speciale per la sicurezza dei passeggeri degli autobus che attraversano il centro città. Uno dei tanti ex contestatori si è sentito in diritto di commentare: "Cosa c'è di 'fascista' nel garantire la sicurezza sugli autobus?".

Se entrassi direttamente nel commento sociale, non riuscirei a convincermi che queste persone sono meritevoli del sostegno del regime; ma nonostante l'ignoranza, questo commento produce il totale tradimento della disputa sul campo che i razzisti e i fomentatori di odio vogliono e prevedono: farne una questione di sicurezza e di "controllo sociale".

Per le stesse ragioni, la campagna elettorale di M5S, Minniti e FI sta già complicando l'ascesa di questi movimenti perché raggiunge il livello del dibattito da bar. Nel dibattito da bar, gli italiani prestano tutta la loro attenzione e impiegano le loro energie per cercare di decidere per chi votare. Loro lo sanno, e si buttano nella mischia dell'acchiappavoti della paura, occasione troppo ghiotta da mancare.

Non sono solo i fisiologi che sono stati coinvolti in queste frange estremiste a legittimare il livello del dibattito di queste ultime, ma ciò che più colpisce è la complicità tra il M5S e il PD che, essendo in crisi di identità, utilizzano la retorica del "bilancio zero".

Per quanto riguarda l'inquadramento del fronte delle "sinistre", se vogliamo seguire una logica assolutamente sbagliata che considera un PD la cui politica è "di sinistra" solo in termini di e solo per i diritti civili, ma non certo per i diritti sociali, anche questo errore è già stato dimostrato.

E se riproponete il paragrafo con i candidati francesi, a differenza nostra, essi puntano, oltre che a un attacco un po' più reattivo ai valori della Repubblica, a un sistema di voto che garantisca la difesa di questi valori, ma che, alla lunga, non può impedire l'avanzata del Front National.

Il secondo turno permette di decidere al secondo turno se si vogliono davvero annullare i valori repubblicani, visto che una volta eletto dal popolo, il Presidente ha poteri non indifferenti.

Al termine delle elezioni, sorge un dubbio: quanto può fare un Presidente della Repubblica italiano che, secondo la Costituzione, ha la responsabilità di nominare il governo, e che può essere il vero garante della nostra Repubblica e dei suoi valori, rispetto a quell'anima illustre che abbiamo appena portato in Italia e che, insieme alla vecchia classe dirigente, ha spalancato la porta al fascismo?

Fonte: https://www.pressenza.com/it/2018/02/macerata-cosa-ci-dice-la-storia/ 14.02.2018

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