Il CSEM alla 15a Conferenza dell'Associazione internazionale per lo studio delle migrazioni forzate
Patrícia Nabuco Martuscelli
L'Associazione internazionale per lo studio delle migrazioni forzate (IASFM) ha tenuto la sua 15a conferenza biennale dal 15 al 18 luglio 2014 presso la Pontificia Universidad Javeriana di Bogotà, la capitale colombiana. Con il tema generale "Migrazioni forzate e pace: 30 anni dalla Dichiarazione di Cartagena sui rifugiati", l'incontro ha visto la partecipazione di ricercatori e attivisti provenienti da tutto il mondo, tra cui il Refugee Studies Centre della York University in Canada. L'organizzazione dei tavoli generali e dei panel ha offerto l'opportunità di dialogare tra diversi studiosi sull'argomento, di presentare nuove ricerche e risultati sul tema delle migrazioni forzate e di comprendere meglio la situazione di sfollamento vissuta in Colombia a causa del conflitto armato che dura da oltre 50 anni.
È interessante ricordare che la scelta della Colombia per ospitare questo incontro è strategica, dato che la Dichiarazione di Cartagena compie 30 anni nel 2014. Questa Dichiarazione rappresenta un passo avanti nella protezione dei rifugiati nel continente americano, poiché amplia il concetto tradizionale di rifugiato della Convenzione di Ginevra del 1951 per includere le persone che fuggono dal loro Paese di origine o di residenza abituale a causa di una situazione di massiccia violazione dei diritti umani. D'altra parte, la Colombia è attualmente il Paese con il maggior numero di sfollati interni, pari a quasi il 5% della popolazione totale del Paese. In questo senso, la conferenza ha offerto uno spazio per la partecipazione di coloro che sono sfollati a causa del conflitto armato, dando ai partecipanti la possibilità di comprendere un po' più a fondo la realtà colombiana.
La Presidente della IASFM, Paula Benerjee, ha ricordato che la migrazione forzata riguarda tutti i Paesi del mondo e che la Dichiarazione di Cartagena ha dimostrato che è possibile negoziare soluzioni al di là del sistema delle Nazioni Unite. Ha inoltre sottolineato l'importanza di ascoltare la voce degli sfollati interni. Altri temi trattati durante le conferenze generali sono stati la situazione dei rimpatriati, i modelli di sfollamento urbano, la situazione degli apolidi, la realtà degli sfollati interni e la ricerca di soluzioni durature per queste persone. La presenza di un gran numero di brasiliani è stata importante anche per incrementare le reti e il dialogo tra coloro che studiano le migrazioni forzate nel Paese. Le persone del sud hanno organizzato un panel per presentare il loro lavoro sugli haitiani che arrivano nel Paese. Erano presenti anche rappresentanti del Centro di studi e ricerche sugli sfollati ambientali (NEPDA dell'Università statale di Paraíba), di Resama e dell'Osservatorio internazionale delle migrazioni (Obmigra, un progetto organizzato dall'Università di Brasilia - UnB - in collaborazione con il Ministero del lavoro e dell'occupazione - MTE).
La collaboratrice del CSEM Patrícia Nabuco Martuscelli ha presentato una relazione dal titolo "Brazilian protection for refugee children and its humanitarian logic" (La protezione brasiliana per i bambini rifugiati e la sua logica umanitaria) in un panel insieme a ricercatori australiani e canadesi sulle critiche all'umanitarismo. Ha inoltre avuto l'opportunità di partecipare alla tavola rotonda "Bambini e migrazioni forzate", dove ha presentato il suo lavoro sul reinsediamento di bambini colombiani in Brasile. L'evento comprendeva anche panel sul genere, sui gruppi vulnerabili, sui nuovi metodi di studio della migrazione, sui mezzi alternativi di espressione dei migranti, sulle risposte regionali e nazionali alla migrazione nelle Americhe, sulle prospettive e le sfide per la Conferenza Cartagena+30 che si terrà a dicembre 2014 a Brasilia e sui progetti di sfollamento e sviluppo, tra gli altri.
Infine, ci sono state sessioni di film con opere e dibattiti che hanno discusso su come la settima arte si approccia al tema della migrazione e i partecipanti hanno potuto prendere parte a un'esperienza partecipativa che raccontava l'esperienza di un bambino soldato nel conflitto colombiano. Padre Leonir Chiarello, scalabriniano, ha preso parte alla tavola rotonda su Migrazione ed etica, dove, dimostrando i valori scalabriniani, si è concentrato sull'importanza di una governance della migrazione che porti allo sviluppo umano dei migranti. Nella sessione finale, è stato sottolineato che lo sfollamento riguarda tutti i diritti umani e che una persona sfollata o apolide è spesso definita dalla mancanza di nazionalità, di documenti e di reti di supporto. È qui che entra in gioco il ruolo di ricercatori, studiosi e attivisti per cambiare questa realtà nel mondo accademico, nella società e nella politica.