CITTA' DEL VATICANO - Papa Francesco ha chiesto giovedì la chiusura dei centri di detenzione per migranti in Libia, affermando che si tratta di luoghi in cui gli aspiranti rifugiati muoiono lentamente a causa di "ignobili torture e schiavitù".
Francesco ha anche incoraggiato il proseguimento dei salvataggi in mare durante un incontro in Vaticano con un gruppo di rifugiati appena arrivati da un campo di Lesbo, in Grecia. Al termine dell'incontro, Francesco ha svelato una croce modificata dedicata ai migranti, realizzata con un giubbotto di salvataggio recuperato nel Mediterraneo da una nave di soccorso per migranti.
"Come non sentire il grido disperato di tanti fratelli e sorelle che preferiscono rischiare il mare in tempesta piuttosto che morire lentamente nei campi di detenzione libici, luoghi di ignobile tortura e schiavitù", ha chiesto.
Francesco ha elogiato i gruppi di soccorso che continuano a salvare i migranti in mare, un riferimento agli sforzi compiuti in passato dall'Italia per reprimere le organizzazioni di soccorso umanitario sequestrando le loro imbarcazioni e mettendo sotto inchiesta i loro equipaggi.
"Dobbiamo impegnarci seriamente a svuotare i campi di detenzione in Libia, con tutte le soluzioni possibili", ha detto Francesco. Ha chiesto di perseguire i trafficanti di esseri umani che traggono profitto dalle operazioni di contrabbando "senza paura di rivelare i loro legami e la loro complicità con le istituzioni (statali)".
I centri di detenzione libici sono pieni di abusi e la politica dell'Europa di sostenere la guardia costiera libica nel riportare indietro gli aspiranti rifugiati è stata oggetto di crescenti critiche.
Anche il centro di transito dell'ONU nella capitale libica Tripoli è diventato così sovraffollato di migranti in fuga dai centri gestiti dai libici che l'agenzia ONU per i rifugiati ha recentemente annunciato incentivi in denaro per la loro partenza.
Francesco ha fatto della condizione dei rifugiati un pilastro del suo papato, chiedendo ai Paesi di accogliere e integrare chi fugge da difficoltà e conflitti. Quando ha visitato un campo di Lesbo nel 2016, ha riportato una dozzina di rifugiati siriani a bordo del suo aereo, per essere reinsediati in Italia.
L'Associated Press
