L’intervento, dal titolo “Cittadini di un mondo globale perché le seconde generazioni hanno una marcia in più”, dopo una panoramica sullo spazio psico-sociale che esse occupano e nel quale vivono, sui rischi di cattive interpretazioni e letture di questa realtà, sul “banco di prova” della scuola quale strumento integrativo, si è concentrato sull’apporto unico e ineludibile che esse rappresentano.
Montepaone Lido – Nella cornice del Mar Jonio a Montepaone Lido, in provincia di Catanzaro, si sta svolgendo la VIII Summer School “Mobilità Umana e Giustizia Globale” che quest’anno si concentra sui minori migranti, tema scelto da Papa Francesco per la Giornata dedicata ai Migranti e Rifugiati 2017. La quarta giornata di studio si è aperta con la relazione del direttore della Summer School, Laura Zanfrini, Ordinario di Sociologia delle Migrazioni e della Convivenza interetnica, Facoltà di Scienze politiche e Sociali, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano.
L’intervento, dal titolo “Cittadini di un mondo globale perché le seconde generazioni hanno una marcia in più”, dopo una panoramica sullo spazio psico-sociale che esse occupano e nel quale vivono, sui rischi di cattive interpretazioni e letture di questa realtà, sul “banco di prova” della scuola quale strumento integrativo, si è concentrato sull’apporto unico e ineludibile che esse rappresentano. Le seconde generazioni, soggetto e oggetto di recenti dibattiti parlamentari, mostrano, infatti, diverse marce in più: da un vantaggio competitivo collegato al bilinguismo e al possesso di competenze interculturali alla condizione di doppia appartenenza e alla familiarità con campi d’azione transnazionali, dalla capacità di integrare e negoziare elementi mutuati dalla cultura globale con altri mutuati dai contesti di residenza e da quelli d’origine dei genitori alla capacità di gestione dei rischi, della precarietà, dell’incertezza; all’attitudine alla mobilità e alla reversibilità. Non solo, esse recano in sé la possibilità di sperimentare in forma anticipata e intensa le trasformazioni indotte dalla globalizzazione, l’affiliazione a reti transnazionali, l’international exposure, la possibilità di attingere a differenti repertori culturali, come pure un vantaggio competitivo dovuto alla facilità di integrarsi negli ambienti urbani caratterizzati dalla cosiddetta “super-diversity”, in settori professionali altamente internazionalizzati, in ambienti di vita e di lavoro cosmopoliti. Infine queste nuove generazioni di cittadini sono portatori di un’opportunità di agire come “active creative agents”, ovvero come attori auto-riflessivi coinvolti in pratiche di cittadinanza attiva per la promozione del bene comune e il rafforzamento della democrazia.
Ciò che occorre, però, e che la bagarre politica non ha colto ancora, è una azione molteplice e sinergica. Nello specifico la professoressa Zanfrini individua come necessario: investire nell’educazione pre-scolare, secondo la logica dell’empowerment individuale e con finalità di sostegno ai compiti genitoriali; investire sull’innovazione dei curricoli e la formazione dei docenti, secondo la linea strategica dell’approccio interculturale; accrescere la qualità complessiva dell’occupazione e vigilare che ogni lavoro rispetti i requisiti di dignità e decenza; investire sull’educazione alla cittadinanza, attraverso una pluralità di azioni educative, formali e non formali; investire sul riconoscimento dei saperi informali e non formali e sulla costruzione di ambienti di lavoro inclusivi e supportare le persone nel trasformare le competenze interculturali in asset strategici; imparare a gestire e a mettere a frutto la “diversity transition” nei luoghi di lavoro e negli altri setting organizzativi, anche attraverso specifici interventi formativi; incoraggiare il coinvolgimento delle giovani generazioni, figli di migranti, nella vita civile, culturale e politica delle comunità in cui vivono, attraverso la partecipazione a percorsi di formazione, alle realtà associative del territorio, alle organizzazioni di volontariato, ai luoghi in cui si promuove e si diffonde cultura; promuovere, infine, una corretta informazione/educazione in campo religioso e una maggiore consapevolezza del ruolo positivo che la religione può svolgere a sostegno dei processi di integrazione e della convivenza interetnica. (G.B.)
Source: Migrantes online